A Rutigliano i fischietti di terracotta sono il frutto di uno bizzaro connubio tra sacro e profano. Qui il 17 gennaio di ogni anno, da tempo immemorabile, durante la solennita’ religiosa di Sant Antonio Abate, si svolge una singolare fiera: gli artigiani locali della terracotta sono soliti onorare il santo anacoreta vendendo coloratissimi manufatti d’argilla.
Non so altrove, ma da noi il Carnevale cominciava a data fissa: il 17 Gennaio – Festa di Sant’Antonio Abate (“A Sant’Antuon – frisch e suon). In questa ricorrenza, dopo lo sciamare lungo la strada per la vicina Rutigliano dei moltissimi Nojani di ogni ceto e d’ogni eta’ e d’ambo i sessi, i quali solevano portarsi alla festicciola detta “di marange e di castgn du pre-y-t” tutt’intorno alla cappelluccia del santo -allora quasi isolata da quel centro urbano, sita, com’e, sulla strada per Noya – dopo il ritorno non sempre a vuoto della devozione, almeno del “fischietto”, attaccato a speciali pupi di creta,in vendita sulle bancarelle dei figuli rutiglianesi….
Cosi scriveva nel 1961 Sebastiano Tagarelli, scrittore di Noicattaro (“ll mio Paese”, Bari, 1961), frugando nei suoi ricordi adolescenziali, a proposito della festa di Sant’Antonio Abate (festicciola detta “di marange e di castgn du pre-v“: era tradizione in questa giornata consumare in gran quantita’ agrumi di stagione e castagne), assiduamente frequentata dai noiani. Che giungevano anche a piedi dal loro vicino paese per onorare Sant’Antonio Abate, venerato in una cappella cinquecentesca edificata proprio sul ciglio della per Noicattaro.
La tela di Sant’Antonio Abate che qui si conservava,trafugata anni ’90 dello scorso secolo, e’ stata attribuita da Giovanni Boraccesi, studioso di arte sacra, al pittore rutiglianese Silvio Molenis attorno al 1580-1597. Secondo una antica leggenda, il quadro del Santo sarebbe appartenuto in tempi lontani ai Noiani, i quali durante una grave carestia, avrebbero barattato per un cesto di fichi secchi. I Rutiglianesi ancora oggi utilizzano tale leggenda per schernire gli amati-odiati “cugini noiani.
Per via di questa faccenda, sino agli anni ’60 dello scorso secolo ogni 17 Gennaio vi era l’usanza di rinvangare il passato con una singolare battaglia tra opposte fazioni a colpi d’arance. A sera poi non si mancava di ritrovarsi insieme (rutiglianesi e noiani, nda) a gustare le tipiche brasciole di carne equina sorseggiando il buon primitivo “tust” (N. Didonna-V. De Filippis-N. Valenzano, “17 Gennaio: tra trandizione e folklore la Festa di Sant’Antonio Abate e la Sagra dei Fischietti a Rutigliano”, in Grandangolo”, Gennaio 1984). Le brasciole” (involtini di carne ripieni di spezie varie) un tempo venivano cotte il giomo prima e tenute al caldo in tegami di terracotta avvolti da spessi panni, perché a Rutigliano il 17 gennaio si evitava di accendere il fuoco (e quindi cuocere) in onore di Sant’ Antonio Abate, “padrone” del fuoco (secondo la sua agiografia, con astuzia lo avrebbe rubato dall’inferno per donarlo all’umanita’).
A proposito di gastronomia, il pasto tipico che ancora oggi si e’ soliti consumare in questa giormata nelle case e nei ristoranti di Rutigliano e’ si all’insegna della semplicita’, ma di certo assai prelibato. Si consuma un piatto unico con grano o orecchiette e brasciole (possibilmente di asina, il tatto contito dal saporito sugo prodotto dalla cottura della carne in salsa di pomodoro arricchita da spezie e ortaggi locali. Quindi si passa a gustare i marange e i castgn du pre-v-t, i cic-r (ceci al tufo), i chiacoun (fichi secchi ripieni di mandorle), olive, taralli e i p-rciedd (minuscole pastelle rigate fritte che ricordano nella forma vagamente i maialini, gli animali antonini per antonomasia), il tutto innaffiato dall’immancabile robusto vino rosso locale (primateiv).
Altra usanza rutiglianese era quella dei “balli in famiglia”, che iniziavano proprio il 17 gennaio e che contrassegnavano tutto il periodo carnevalesco. Il gioro di Sant’Antonio Abate, le serate danzanti si tenevano nelle case di via Noicattaro, la strada dove e’ ubicata la chiesetta del Santo: Il ballo era atteso dai giovani dell’epoca poiché non avevano altro modo di avvicinare le proprie ragazze o quelle alle quali avevano messo gli occhi addosso. Vi era anche la tradizione di P-rte u San Anduon, cioe “portare” in dono a parenti e amici arance, fichi secchi e castagne. (N. Didonna-V. De Filippis-N, Valenzano “17 Gennaio, tra tradizione e folklore la Festa di Sant’Antonio Abate e la sagra dei fischietti a Rutigliano”, in “Grandangolo”, Gennaio 1984).
Ma a Rutigliano la ricorrenza di Sant’Antonio Abate e’ ricordata soprattutto per la singolare “Fiera dei Fischietti in Terracotta”. Per antica e radicata usanza, il 17 gennaio, gli uomini di tutte le eta’ di questa citta’ donano alle proprie donne il “gallo-fischietto”. Nelle culture formatesi nelle civilta’ contadine, il volatile domestico assume diversi significati simbolici, in particolare la “lussuria” e la “fecondita’”. Il dono del fischietto diventa dunque un chiaro “messaggio d’amore” peraltro per nulla celato dal simbolo fallico, il fischietto vero e proprio, posto alla base del gallo. Un dono nel nome di Sant Antonio che e’ protettore degli animali (che vengono benedetti in gran numero nel pomeriggio della festa) ma anche delle felici unioni d’amore.
Ma il 17 gennaio, come abbiamo detto, segna anche l’inizio del Carnevale, ossia dell unico periodo dell’anno deputato sin dal medioevo alla sovversione dell’ordine stabilito e del rovesciamento dei ruoli. Capita cosi che un umile artigiano approfitti dell’atmosfera carnascialesca, senza il timore di essere perseguito, per schernire personaggi piu’ in vista della citta’, nell’illusione di sentirsi, per una volta, su un gradino piu’ alto del “padrone”, del superiore o del rappresentante del potere (sindaco, carabiniere, arciprete….).
Nascono cosi i caratteristici fischietti di terracotta di Rutigliano, ormai autentici oggetti di culto che hanno la loro straordinaria ribalta nazionale ed internazionale durante la celeberrima Fiera di gennaio, cui dal 1989 e’ abbinato il Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta “Citta’ di Rutigliano”, la competizione artistica, prima nel suo genere in Italia, che annualmente vede protagonisti i piu’ importanti artisti italiani della terracotta.